Bianca Focs

Biografia

Mantovana di origine e veronese per combinazione. Completati gli studi al liceo artistico di Verona (allieva di Giuseppe Borrello, con il quale ho collaborato) ed a seguire all’Accademia di belle Arti di Bologna (ho studiato con Adriano Baccilieri e Concetto Pozzati, “magna cum laude” con Aurora Spinosa) realizzo che maturità, tempo ed idee hanno ora raggiunto l’accordo armonico. Un inizio accademico per poi orientarmi verso un’arte più concettuale. Al mio attivo non ci sono mostre o partecipazioni ad eventi, il work in progress scandisce il mio attuale percorso progettuale volto ad indagare un “sottosuolo” a volte tragico e scomodo o, diversamente, inondato di bellezza ed estasi. Vivo e creo nella regione delle Valli Grandi Veronesi, dove l’Adige ed il Grande Fiume modellano vortici e silenzi. Prediligo la tecnica mista che mi permette una considerevole libertà di espressione. La sola arte di cui mi accontento è quella che, elevandosi dall’inquietudine, tende alla serenità” (André Gide). - Perché i fiori di loto : L'età della ribellione, dei princìpi sopra ogni cosa. L'età del "tutto bianco o tutto nero", tertium non datur. L'adolescenza è stagione dì meraviglie, scoperte, contrasti. Sono soprattutto i contrasti, i conflitti e gli scontri che hanno rappresentato la mappa del mio percorso, in buona parte da indagare. Scrive Eraclito che dalle cose in contrasto nasce l'armonia più incantevole. E’ durante una escursione sul Mincio, in un caldo luglio inoltrato, che ripenso a quella frase e, osservando il rigoglio dei fiori di loto, intuisco la similarità con il loro universo: proveniamo dal limo, dal fango (è lì che stanno immerse le nostre radici) e sbocciamo protesi incontro al sole, alla luce. Non prima di aver risalito il fondale ed aver incontrato l'acqua che purifica e dona vitalità. - Perché bianco, nero e oro: Rappresentare il mondo a tinte liete disponendo solo del bianco e del nero è una grande sfida, un'alchimia. La mia formula: nero, bianco e...oro quanto basta. Due "non colori" ai quali accompagno la simbologia del nobile metallo: luce, energia, incorruttibilità e purezza alla ricerca della mia pietra filosofale, unione di opposti forse inconciliabili.  

Hasu 20:06


Opera  candidata  nell'edizione 2024 del Premio Mestre di Pittura, selezionata con merito. 


La risalita di rado è indolore. Costa fatica, la rinascita. In questa osmosi, il fango si trasfigura (e trasforma) in luce che trafigge, circonda e avvolge ciò che sta all’intorno. L’anima esplode, imperiosa ed incontenibile, in tutta la sua magnitudine. Con la coscienza che il viaggio inizia ORA. 


Bianca Focs,   Hasu 20:06,
2024, acrilico e smalto su tela , 150 x 202
si compone di 2 tele gallery di cm 150 x 100, distanziate di cm 2